Shakespeare’s Narrative Sources: Italian Novellas and Their European Dissemination

1525 – Novella XXXIII

IL NOVELLINO DI MASSVCCIO SALERNITANO NEL QVALE SI CONTENGONO CENQVANTA NOVELLE.

AL NOBILISS. ET INVITTISS. Principi Ioanni Baptiſta Boiardo conte de ſcandiano digniſſi. Sebaſtiano corado. S.&F.P.

 

Veggiamo alli tempi noſtri. S. ſapientiſſ. eſſer ſurta nō danneuole vſanza, de non ſolo gli hiſtorici, poeti, & oratori latiali euolgere, ma etiādio nelli volgari ſcrittori, in quelli maſſimamēte, la lettione de quali reſolta non pocha vtilita, ogni ſtudio, e fatica porre, fra e quali, ſecōdo me exporge il mio baſſo ingegno, nō ſolo e da nouerare il facettiſſ. Nouellino de maſſuccio ſalernitano, ma da eſſer nō dilūgho alli vernaculi ethruſci, o ver Firentini famoſſ. nouellāti, e poeti appoſto. de frutto certamēte non mediocre e alli frequētāti de eſſo il ſtillo giocōdo, & le āmaeſtreuole nouelle, ne quale ſe poſſiano de ſta vita e varii caſi leggēdo conoſcere, che nelle caliginoſe tenebre de e noſtri occhi porgano reſplendente luce. Imperoche conoſciuta l altrui (como ſe dice) mattezza facile e da ſimili errori ſchifarſe. nō ignaro adūque io la excel. V. S. nō pocho de tale opere delettarſe, anzi da quelli progenitori eſſer deuenuti i quali de volgar lingua ornatiſſimi auttori ſanza cōtrouerſia chiamarſi poſſano, & de quali il militante nome, ſi p queſta vna cagione efficace, ſi p le altre egregie, & inumerabili virtu de e boiardi peculiare, oltra il nobiliſſimo ſangue, onramēto, gia gli italici cōfini e trapaſſato. Mi e parſe coſa cōueneuole, anzi neceſſaria, & de obligatione, eſſendome. V.S. patrona, il ſopradetto libro ſotto il ſcudo, & nome de V.S. publicare accioche veggiando i lettori de piu coſe ſtudioſi, eſſa opa nel capo portare l elmo de quel nome de e boiardi, qual neſſuno, o pochi ſono che ᵱ fama nō conoſcano eſſer de muſe italice coſi volgari como latine, quaſi vnico preſidio e ſpeme, auidamente nelle mani pigliano il noſtro ſalernitano. el qual enſieme cō la nŕa obſeruātia dedicati ad eſſa. V.S. leggia & conoſca, & non ſe ſdegni alle volte quādo hara occio ᵱ noſtro amore leggiere queſto libretto, & ſel dono non e tale, quale meritarebbe, riſguardi non tanto il dono, quanto lo animo del donante.                                  

VALE.

 

 

DEL NOVELLINO DI MASSVCCIO SALERNITANO

PRIMA PARTE.

 

Come che io manifestamente comprenda e per indubitato tenga, inclita & eccelsa madōna, che al ſuono della mia baſſa e rozza lira, non ſi cōuenga di libbro comporre, ne meno di propio nome intitolarlo, & che piu di temerita dignamente ſaro ripreſo, che d’alcuna eloquenza ne molto, ne poco commendato. Nondimeno, hauendo dalla mia tenera eta fraticato per eſſercitio del mio groſſo & baſſo ingegno & della pigra & rozza mano iſcritte, alcunne nouelle per iutentiche hiſtorie approbate nelli moderni & antichi tempi interuenute, & quelle a diuerſe digniſſime perſone mandate, ſi come chiaro nelli loro titoli ſe dimoſtra, per tal cagione ho voluto quelle che eran gia diſperſe congregare, & di eſſe inſieme vnite fabbricare il preſente libbretto, & quello per la ſua poca qualita nominare il Nouellino. Et a te ſolo preſidio & lume della noſtra italica regione intitolare, & mandare, a tale che tu con la facondia dil tuo ornatiſſimo idioma, & eccellentia dil tuo peregrino ingegno polindo le molte ruggini, che in eſſo ſono, & tollendo, & reſecando le ſue ſuperfluita, nella tua ſublime & glorioſa bibliotheca, lo vi poſſi aggregare. Et quantūque molte ragioni da quello, mi haueſſero quaſi ritratto, & perſuafomi di non intrare a tal lauoro, pur nuouamente occorrendomi vn volgare eſſempio il quale non ſono gia molti anni paſſati, che da douero interuenne alla noſtra ſalernitana citta, a cio ſeguire mi ha confortato & ſpronato, & quello prima che piu oltre vada, di raccontare intendo. Dico adunque che nel tempo della felice & illuſtre recordatione della Reina Margherita fu in queſta noſtra Citta, vno ricchiſſimo Mercatante Genoueſe di gran trafico, & cognoſciuto per tutta italia, il cui nome fu meſſere Guardo ſaluſgio, di aſſai horreuole famiglia nella ſua Citta, coſtui adunq ſpaciando vn di dauanti al ſuo bancho poſto in vna ſtrada, chiamata la drapperia, oue erano di molti altri banchi & botteghe di argentieri, & ſartori. Et in quello ſpaciare gli venne veduto dinanzi alli piedi di de vno pouero ſarto vn ducato vintiano, il quale come che lutulento & piſto molto foſſe, nōdimeno il gran mercatāte come molto famigliare di quella ſtampa incontanente il cognobbe, & ſanza indugio inchinatoſi ridendo diſſe, Per mia fede ecco vno ducato, lo miſere ſarto che repezzaua vn giupone p hauere dil pane, come cio vide, vinto di velenoſa inudia, & ᵱ la ſtrema pouerta da rabbia con dolore ſi riuolto verſo il cielo con le pugna ſerrate & turbato molto, maledicēdo la giuſtitia con la potētia inſieme de Iddio, aggiungēdo ben ſi dire, oro ad oro corre, & la mala ſorte da gli miſeri nō ſi moue gia mai, ma io dolente tutto l di hoggi mi ho faticato, ne ho guadagnato cinq torneſi nō trouo ſe nō ſaſſi che mi rompono li calzari, & coſtui ch’e ſignore d’un theſoro ha trouato vno ducato doro dināzi li piedi miei, che ne ha quello biſogno che hanno gli morti del’incenſo, El prudente & ſauio mercatāte, che hauea fra queſto mezzo dal argentiere, che li ſtaua di rimpetto, con foco & altri argomēti fatto ritornare il ducato alla priſtina bellezza con piaceuole viſo ſi riuolto al pouero ſarto, & gli diſſe, buono huomo, tu hai torto ramaricarti di dio, per cagione che lui ha giuſtamēte operato farmi trouar queſto ducato, impero che ſi foſſe recapitato in tue mani lo haureſti alienato da te, & ſe pure lo haueſſi tenuto l’haureſti in qualche vili ſtrati poſto, & ſolo, & a nō propio luogo laſciato ſtare, di che a me auerra tutto il cōtrario, ᵱ che io lo porro cō ſoi pari, e ī vna grãde & bella cōpagnia & cio detto ſi riuolſe al ſuo bancho & gittollo alla ſūmita di molte migliaia di fiorini, che in quello erano. Dunque hauendo come di ſopra ho gia detto delle diſperſe nouelle cōpoſto il molto piſto, & lutulēto libreto, ᵱ tute le gia dette ragioni ho voluto a te digniſſima Argētera, & ᵱ ottima conoſcitrice di qſta ſtāpa mādarlo, accio che cō li tuoi faciliſſimi argomenti lo poſſi rebellire, & quello diuenuto bello, tra li tuoi ornati, & elegantiſſimi libbri habbia qualche minimo luogo, il quale alla loro decoratiōe ne aggiūgera vn’altra maggiore, pche come vole il philoſopho, le coſe oppoſite inſieme cōgiunte con maggiore luce ſi diſtingue la loro diſaguaglianza, & oltra accio ti ſupplico che quādo ti ſara conceduto alcuno ocio lo leggere di dette miei nouelle nō ti ſia moleſto pero che in eſſe trouerai di molte facecie, & giocoſe piaceuolezze, che cōtinuo nuouo piacere porger te farano cagione, & ſe ᵱ auentura tra gli aſcoltanti fuſſe alcuno pinzocaro ſeguace de finti religioſi della ſcelerata vita, & nefandi vitii di quali, io intendo nelle prime dieci nouelle alcuna cofellina trattarne, che mordēdomi voleſſe lacerare, & dire ch’io come maledico & con velenoſa lingua ho detto male di ſerui d’iddio ti piaccia ᵱ quello dal comīciato camino nō deſiſtere, pero che ſopra tale lite ſolo prego la verita ch’al biſogno l’arme prenda in mia difeſa, & rendami teſtimonio che cio nō procede ᵱ dir male d'altrui ne ᵱ veruno odio priuato o particolare che io con tal gente m’habbia. Anzi ᵱ nō tacere il vero ho voluto ad alcuno grā prence & ad altri miei ſingolari amici dare noticia de certi moderni & d’altri nō molto antichi auēnuti caſi, ᵱ li quali ſe potra cōprendere con quanti diuerſi modi & vitioſe arti per adietro gli ſciocchi ouero nō molto prudēti ſecolari ſieno da falſi Religioſi ſtati ingānati a tale che li preſenti faccia accorti, & li futuri ſieno prouiſti, che da ſi vile & corrotta generatiōe nō ſi facciano ᵱ inanzi ſotto fede di finta bonta auiluppare, & oltre cio cognoſcendo io li Religioſi aſſai bone perſone, me pare di neceſſita eſſere coſtretto in alcune coſa imitare li coſtumi loro, & maſſimamēte che la maggior parte di eſſi, come hanno la cappa addoſſo, pare che loro ſia permeſſo & in ſecreto & in publico dire male de ſecolari, aggiungendo che tutti ſiamo dānati, & altre beſtiaggini da eſſerne lapidati, & ſe forſe opporre voleſſero, che predicando rimordeno gli difetti di cattiui, a queſto facilmēte riſpōdo, che iſcriuēdo nō parlo conrra la virtu de buoni, & coſi ſanza ingāno o vantaggio trappaſſaremo, & da pari morſi ſaremo tutti trafitti. Dunque andando dietro alle loro orme, & con verita iſcriuēdo le ſceleraggini & guaſta vita d’alcun di loro, niuno ſel deue a noia recare. Nōdimeno ſe a coloro che hāno le orechie ammaſſate di ſanta paſta, che non poſſono de religioſi vdir male, ottimo & ſolo rimedio mi pare che a detta infirmita ſia, ſanza leggere o aſcoltare dette mie Nouelle, andarſene con dio, & ſeguendo la prattica de frati ogni di la conoſceranno piu fruttuoſa al’anima & al corpo, li quali eſſendo abundanti d’ogni carita di continouo la cōmonicano con le loro brigate. Et tu valoroſa & formoſiſſima Madōna, con la coſtumata humanita leggēdo, tra le molte ſpine trouarai alcun fioretto, lo quale ti ſara cagione tal volta di farti racordare dil tuo minimo ſeruo, & oſſequioſiſſimo Maſuccio, il quale di continouo ti ſi raccomāda, & gli dii priega ᵱ lo augumēto del ſtato tuo felice & fecōdo.  

 

MASVCCIO.

Finito il breue & inetto eſordio, alla nominata tua ſerenita drizzato, ſeguiro appreſſo le mie gia promeſſe nouelle ouero hiſtorie, delle quai nelle prime dieci, come gia e detto, ſi conterāno alcune deteſtande operationi di certi Religioſi, tralle quai vi ne ſono non ſolo da generare ammiratione, ma intrinſeco dolore alli aſcoltanti, & alcune non ſanza piaceuole riſa & feſta ſaranno da trappaſſare. Et fra le altre la prima allo inuitto & potētiſſimo Re, noſtro ſignore intitolata, la quale finita, d’altre materie, & piaceuoli, & morali, & alcune piatoſe, & lagrimeuoli intendo raccontare, ſi come nel ſeguente ordine cōtinouādo ſi cōtiene.

 

 

 

ARGOMENTO.

Mariotto ſanneſe innamorato de giannozza come micidiale ſe fugge in aleſſandria, giānoza ſe finge morta, & da ſepoltura tolta, va a trouare l’amante, dal quale ſentita la ſua morte p morire ancho ei ritorna a ſiena, & conoſciuto e preſo & tagliatoli la teſta, la donna no l troua in aleſſandria ritorna a ſiena, & troua l’amante decollato, & ella ſopra l ſuo corpo p dolore ſe more,

 

Allo illuſtriſſimo ſignore duca de malfi. 

 

Nouella XXXIII.

 

ESSORDIO.

Qvanto ſono piu adverſi & infelici li variati caſi d’amore, tāto piu appaſſionati & ſuaui amāti ſe dee de quelli ſcriuēdo dare noticia, & per che ha gran tēpo che ho conoſciuto te illuſtriſſimo mio ſignor, nō ſolo negli amoroſi lacciuoli auolto, ma ſuamēte amādo prudētiſſimo, mi e gia piacciuto de vno piatoſiſſimo accidēte de dui miſeri īnamorati donarte pieno aviſo, acio che cō la tuoa accoſtumata prudenza & accumulatiſſime virtù doni giuſta al tuo parere ſentenza quali de eſſi ogni loro effetto conſiderato piu fervētemēte amaſſe.

 

NARRATIONE.

In queſti di da vn tuo ſanneſe de auttorita non picciola fu tra certe leggiadre madōne raccontato, che nō e gia gran tēpo che in ſiena fu vn giouane de bona famiglia, coſtumato, & bello, mariotto mignanelli nominato, il quale eſſendo fieramēte īnamorato d’una leggiadra giouanetta, chiamata giānozza figliola d’un notabile & molto iſtimato cittadino & forſi de caſa ſaraceni, in preſſo di tēpo ottenne d’eſſere da lei altreſì ardentiſſimamente amato, & hauēdo piu tempi paſciuti gli occhi de li ſoaui fiori d’amore, deſiderandoſi p ciaſcuno guſtare gli ſuoi dolciſſimi frutti, & cercate piu, & diuerſe vie & niuna cauta trouādone, la giovane che nō era meno prudente che bella, delibero occultamēte prenderlo p marito, a tale che ſe contrarieta de fatti il godere loro foſſe interdetto haueſſero hauuto ſcuto da coprir il cōmeſſo errore, & p dare al fatto con opera cōpimento, corrotto p danari vn frate auguſtineſe mezzo, del quale occultamēte contraſſe detto matrimonio, & appreſſo da ſì fatta colorata cagione pigliataſſe certa cō nō meno piacere de l uno che dell’altro, interamente adimpìro loro bramoſe voglie, & hauendo de tal furtiuo & licito in parte amore, alquāto con felicita goduto, auenne che loro, praua & inimica fortuna p contrario tutto gli loro & preſenti & aſpettati deſideri reuolſe, & cio fu che mariotto vn di venēdo a parole con vno altro horreuole Cittadino, & da parole a fatti in tanto ando la coſa  che mariotto feri collui d’uno baſtone in teſta, della quale ferita fra breui di ſe mori, pel quale mariotto occultatoſe & dalla corte con diligenza cercato, & non trouatoſe dal ſignore & dal podeſta nō ſolo fu a perpetuo eſſiglio cōdānato ma gli fu dato banno di rubello, quāto & quale fuſſe de dui infeliciſſimi amāti occulti nouelli ſpoſi il ſupremo dolore, & lo amaro lagrimare p ſì lunga & p loro creder perpetua ſeparatiōe, chi foſſe da ſì fatte pūture ſtato trafitto ſolo ne pora vero giudicio donare, egli fu ſì fier & acerbo, che all’ultīma dipartenza piu volte l uno in braccio de l altro fu p gran ſpacio p morto giudicato, pur dando alcuno luogo al dolore, ſperando col tēpo p alcuno poſſibile accidēte lo repatriare gli ſaria conceſſo, de pari volere delibero nō che da toſcana, ma de italia ſe abſentare, & in Aleſſandria andarſene, oue vn ſuo cio hauea, chiamato ſer Nicolo mignianelli, huomo de gran trafico, & molto conoſciuto mercatāte, & con aſſai moderati ordini come ſe haueſſero in tanta diſtanza con lettre poſſuti viſitare, cō infinite lagrime la īnamorata copia ſe diuiſe, el miſero mariotto partito, & d’ogni ſuo ſecreto vn ſuo fratello fatto conſapeuole ſopra ogni altra coſa caramēte il prego che d’ogni accidente della ſua giānozza particulare & continouo il faceſſe auiſato, & con li dati ordini intrato in camino verſo aleſſandria ſe auio, oue a conueneuole tempo giunto & trouato el barba, & dallui lieto & amoreuolmente receuuto d’ogni ſuo paſſato affare il fe capace, el quale come a prudentiſſimo con ricreſcimēto aſcoltādo non tanto el caſo del cōmeſſo micidio, quanto del hauere a tanto parentato offeſo & conoſcendo che l reprendere delle coſe paſſate poco piu che nulla giouaua, ſe ingegno cō lui inſieme darſene pace, & penſar col tempo d’alcuno opportuno rimedio prouedere, & poſtogli de ſuoi trafichi tra le mani, piu & piu tempi appreſſo di ſe con gran paſſione, & quaſi continouo lagrimare il ſoſtenne, perché non era veruno meſe che con piu lettre nō foſſe, & dalla ſuoa giannozza & dal fratello viſitato, el che a ſi fiero caſo & in tanta abſenzia era a ciaſcuna delle parte mirabile ſatiſfattione, & ī tali termini ſtādo la coſa, auēne che eſſēdo el padre de giānozza da molti molto rechieſto, & infeſtato de maritarla, & con diuerſe colorate cagioni niuna accettandone, alla fine eſſendo dal padre aſtretta a pigliare marito tale che l negare nō heueria hauuto luogo, era da ſì fiera battaglia la ſua afflitta mente de cōtinouo inquietata & in maniera che la morte piu che tale viuere le ſaria ſtata cariſſima, & oltre cio hauendo ogni ſperanza del ritornare del ſuo caro, & occulto marito trouata vana & che l paleſare al padre la verita del fatto nulla haria giouato, anzi de maggiore ſdegno gli ſaria ſtato cagione propoſe con vn modo nō che ſtrano ma pericoloſo & crudele & forſi mai vdito raccōtare, ponēdo l’honore, & la vita in periglio a, tanti mancamenti ſodisfare, & d’animoſita grande aitata hauendo al padre reſpoſto contentarſe d’ogni ſuo piacere ſubito mando p il Religioſo primo tramatore del fatto, al quale con gran cautela diſcoperto cio che de fare intendeua, el rechieſe che del ſuo aiuto le foſſe fauoreuole, el quale cio ſentito come e gia de loro coſtume alquāto ammirato, timido & lento moſtrādoſi, ella con la virtù & incanteſmo de meſſer ſan giovāni boccadoro il fe ardito & gagliardo deuenire a volere con virilita l’impreſa ſeguir & p la preſſa che gli cacciaua, el frate ando preſtiſſimo & egli ſteſſo come ad eſperto nel meſtero cōpoſe vna certa acqua con certa cōpoſitione de diverſe poluere, terminata in maniera che beuuta la harebbe nō ſolo p tre di fatta dormire, ma de eſſere da ciaſcuno p vera morta giudicata, & alla dōna mandata, la quale hauendo primo p vno correro apoſta il ſuo mariotto de quanto fare intendeua pienamente informato, & dal frate l ordene de cio ſe haueua da fare inteſo, con gran piacere quella acqua ſe bee, & nō doppo molto ſpatio gli vēne vn ſtupore ſì grāde che p morta caſcho in terra, de che le ſuoe fante con grandiſſimi gridi, fero il vecchio padre con altre aſſai brigate al rumore correre, & trouata la ſua vnica, & da lui tanto amata, figliuola gia morta, con dolore mai ſimile guſtato fatti venire preſtiſſimo medici con ogni argomento da reuocarla in vita, & niuno valendoli fu da tutti tenuto p fermo ella dalla giozza ſopravenutali fuſſe morta, tutto l di & la ſeguēte notte in caſa con diligenza guardatala, & niuno ſegno ſe nō de morta conoſcendo, & con infinito dolore dell’afflitto padre pianti & ramarichi de parenti, & de amici & generalmēte de tutti ſanneſi, con pompoſe eſſequie in vno honoreuole ſepulchro in ſanto  Auguſtino fu il di ſeguente ſepolta, la quale in ſu la mezza notte fu dal venerabile frate con l’aiuto d’un ſuo cōpagno ſecondo il preſo ordine dalla ſepoltura tratta & alla ſua camera condota, & appreſſandoſe gia l’hora che l terminato beueraggio hauea il ſuo corſo conſumato, con foco & altri neceſſarii prouedimenti con grandiſſima difficulta in vita la reduſſero, & nel priſtino ſentimento retornata iui a pochi di traueſtita ī frate con lo buono religioſo a porto piſano ſe cōduſſero, doue le galee d’aqua morta in aleſſandria paſſando doueano gia tocar & trouato detto paſſagio in ordine in quelle imbarcharo, & perche gli maritimi viagi ſogliono eſſere o p cōtrarieta di tempi, o p noue occorrentie de mercatātie molto piu lunghi, che nō vorrebbono gli viāti auēne che le galee p diuerſe cagione oltre il deuuto termine piu meſi ſtettero ad armare, gargano fratello de mariotto p cōtinuare l’ordine dal caro fratello laſciato ſubito con piu & diverſe lettre de mercatāti, con ricreſcimento grādiſſimo hauea il diſauēturato mariotto della improuiſta morte della ſuoa giānozza particularmēte informato, & doue & come era ſtata pianta, & ſepelita, & come nō doppo molto il vecchio & amoreuole padre per gran dolore era da queſta vita paſſato, a quali auiſi eſſēdo la aduerſa & noioſa fortuna aſſai piu fauoreuole che al meſſo della dolente giānozza nō fu, & forſi per hauere agli predetti amanti l’acerba & ſanguinoſa morte, che li ſopragionſe apparecchiata per modo tale che l meſſo de giānozza fu ſu vna carauella che con frumento in Aleſſandria andaua preſo da corſali & morto, de che mariotto non hauendo altro auiſo, che quello p ſuo fratello, & p certiſſimo tenēdolo, quāto de tale acerbiſſima noua fuſſe & cō ragione dolente, & afflitto penſalo lettore ſe pieta alcuna in te regna, el ſuo cordoglio fu de tale qualita, & natura che de nō ſtare piu in vita de tutto ſe diſpoſe, al quale ne perſuaſioni, ne conforti del ſuo caro barba valendoli, doppo il ſuo lungo & amaro pianto de ritornarſe a ſiena p vltimo partito gia preſe, a tale che ſe la fortuna in alcuno atto gli foſſe ſtata beniuola a nō fare el ſuo ritorno ſentire & porre traveſtito a pie del ſepolchro, doue egli credea la ſua giānozza eſſere ſepolta, & quivi tanto piangere che ſe haueſſero li ſuoi giorni terminati, & ſe p diſgratia foſſe ſtato conoſciuto, giocondiſſimo reputaua lo eſſere p micidiale giuſticiato, penſando eſſere gia morta colei che piu che ſe medeſimo amaua, & dallei era ſtato vgualmēte amato, & in tale conſiglio firmatoſe aſpettādo lo partire delle galee di venetiani p ponente ſanza alcuna parola al ſuo cio dirne, in quelle ſaliro con grandiſſimo piacere correndo alla predeſtinata morte, in breviſſimo tēpo arriuo in Napoli, & da quindi p terra in toſcana condotoſe quanto piu preſto pote traueſtito in peregrino a ſiena da niuno cognoſciuto ſe ne entro, & a vno nō molto frequentato hoſpitale reparatoſſe, & ſanza dare di ſe alle ſuoe brigate alcuna notitia, a conueneuole hore ſe ne andaua alla chieſa doue la ſuoa giānozza fu ſepolta, & dinanzi al ſuo ſepulcro amaramēte piangeua & volentieri ſe aveſſe poſſuto ſaria dentro la ſepoltura intrato, a tale che con quello delicatiſſimo corpo, che viuēdo nō gli era ſtato conceſſo lo godere, morēdo lo haueſſe col ſuo eternalmente accōpagnato, & a quello mādare a effetto erano firmi tutti ſuoi penſieri, & nō reſtando de eſſer al ſolito dolerſe & lagrimare continouo, hauuti p cauta via certi ferri, & vna ſera al veſpro occultatoſe dentro la chieſa la venēte notte tanto ſe affaticho che hauea il coperchio della ſepoltura ſoto pontelle poſto, ſtando p entrare auēne che l ſacriſtano andando p ſonare a mattutino, ſenti certo rumore, & andato a cercare quello che fuſſe, trouo coſtui a detto eſſercitio occupatto, perché credēdolo ladro che i corpi morti voleſſe diſpogliare, gridādo forte al ladro al ladro tutti gli frati vi corſero, & preſolo & aperte le porte, & molti & diuerſi ſecolari intratiui, & trouato il miſero amāte, il quale anchora che tra viliſſimi ſtrati foſſe auolto, fu ſubito conoſciuto eſſere mariotto mignanelli, & quiui detenuto prima che giorno fuſſe ne fu tutta ſiena repiena, & peruenuta la noua alla ſignoria comandorno al podeſta che p lui andaſſe, & preſto ne faceſſe quello che le leggi & le loro coſtitutioni comādauano, & cuſì preſo & ligato fu menato al palagio del podeſta, al quale dato della corda ſanza volere molti tormenti receuere confeſſo puntalmēte la cagione de ſuoa deſperata venuta, el che ancora che vniuerſalmēte ogn’uno ne aueſſe grādiſſima cōpaſſione, & tra le dōne amaramēte ſe ne piagneſſe, giudicādo colui eſſere vnico al mōdo perfetto amatore, & ciaſcuna col proprio ſangue lo haurebbe ricōparato, nō dimeno fu p lo primo di della giuſtitia a քdere la teſta cōdānato, & cuſì al dato termine ſāza poſſer da amici & da parēti reքare fu mādato ad effetto la īfeliciſſima giānozza cō la guida del detto frate dopo piu meſi con molti & diuerſi trauagli gionta in Aleſſandria in caſa de ſer Nicolo ſe conduſſe, allo quale data conoſcenza, & dettoli chi era & ք quale cagiōe venuta, e ogn’altro ſuo paſſato accidente racontatoli fu ad vn’hora & de marauiglia & de ricreſcimento repieno & doppo che honoreuolmente la hebbe receuuta & fattali come a dōna reueſtire. & al frate dato vltimo comiato, alla diſauēturata giouane diſſe come, & ք quale diſperatione ք la hauuta noua el ſuo mariotto ſanza alcuno fargline ſentimento s’era partito, & come ք morto egli lo hauea pianto, attento che nō per altro che per morir era andato, ſel preſente dolore grande de giānozza paſſo, & con ragione tutti gli altri & ſuoi dell’amāte per adietro hauuti ogni coſa conſiderata penſalo chi penſare il ſa, & dee pero ch’al mio parere ogni parlare ne ſarebbe ſcarſo, reuenuta dunque in ſe, & col ſuo nouello padre conſigliataſe, doppo piu e diuerſi ragionamēti de calenti lagrime bagnati, deliberorno ſer Nicolo & ella rattiſſimamente venirſene a ſiena, & o morto o viuo che mariotto trouaſſero con quelli remedii che da tale iſtrema neceſſita erano cōceſſi al meno al honore della donna reparare, & racconciati i fatti ſuoi il meno male che puote reueſtita la dōna in huomo trouato buon paſſagio, & con proſpero vento nauigato in breue tempo alli toſchani litti arriuādo a pionbino diſmōtorno, & di quindi occultamēte a vn podere de ſer Nicolo preſſo ſiena ſe conduſſero, & di nouelle dimādando trouorno il loro mariotto tre di auanti eſſere ſtato decollato, la quale acerbiſſima noua da loro ſentita quantunque ſempre per fermo l’haueſſero tenuto, nondimeno eſſendone fatti certiſſimi, quāto amēdui inſieme & ogn’uno da per ſe remaneſſe iſmorto & afflitto, la qualita del fiero caſo ne ſara giudicio, li pianti de giānozza erano col forte chiamare oime ſi ardenti che vn cuore de marmo hariano cōmoſſo a pieta, pur eſſendo da ſer Nicolo de continouo confortata, doppo piu ſaui & pieni de carita conſigli deliberorno, de a tanta perdita ſolo al honore de ſi gran parentato prouedere, & fare che occultamēte la poueretta giouane dentro vn deuotiſſimo monaſtero ſe rechiudeſſe, & quiui haueſſe li ſuoi infortunii, la morte del caro amāte, con la ſuoa miſeria inſieme, fine che l viuere gli foſſe conceſſo amaramēte pianto, & cuſì fu con grādiſſima cautezza fatto, & mādato a intero effetto, oue eſſendo ſanza dare de ſe, ſe nō all’abbadeſſa alcuna notitia con intēſo dolore & ſanguinoſe lagrime con poco cibo, & niente dormire il ſuo mariotto di continouo chiamādo in breuiſſimo tempo fini gli ſuoi miſerrimi giorni.

 

Asſai piu da paſſionate dōne che da huomini virili ſara de tanti aduerſi caſi hauuta doppia cōpaſſione, & oltra cio vnico & feruentiſſimo ſara da quelle l’amore de giannozza, & piu che  quello de l’amāte giudicato, ma ſe p auentura ſe trouera da tale diſcuſſione alcuno che ſauiamente amaſſe, con vera ragione prouera incomparabilmēte eſſere ſtato piu grande & calente quello del miſero mariotto, ք cagione che poſto che la giouane come a dōna adoperaſſe coſe maraueglioſe nell’andare a trouare l’amāte, pur cōmoſſa dal credere viuo trouarlo & con lui inſieme longamēte godere ma il diſauēturato amāte ſentēdola morta volſe prontiſſimamēte nō ք altro venire, che ք perder la propria vita, ma laſciando ad altri tale piāto, raccōtaro appreſſo vn facetiſſimo caſo come vn geloſiſſimo hoſte anchora che aſtuto fuſſe conduſſe la moglie con la ſuoa medeſima caualla ք cupidita de picciolo guadagno inſino alla naue del giouane che l’amaua.

  

 

 

Impreſſo in Venetia nella officina Gregoriana

Nell’anno del Signore. M. D. XXV.

A di. XII. Di Zugno.